giovedì 11 agosto 2016

Sweet Child O' Mine o come i Guns 'n Roses conquistarono l'Isola di Pasqua

Appena aprì gli occhi il suo pensiero fu lo stesso di tutte le mattine, salire la collinetta che stava affianco alla sua casa e guardare il mare. I vecchi dell'isola gli avevano insegnato a predire come sarebbe stato il tempo durante la giornata guardando il colore del mare. Quella mattina era blu turchese, dunque si prospettava una giornata serena. 
Dopo aver fatto una colazione a base di frutti e di Po'e, una specie di torta di zucca, farina e banana, scese in paese.
Come al solito le strade erano piene di turisti che imprimevano il ritmo della città. Per lui quei turisti erano una fonte d'ispirazione. Amava la sua terra e non voleva assolutamente lasciarla ma sentiva un fascino verso quel mondo così lontano e diverso. Quando guardava in tv le immagini del mondo rimaneva affascinato con la monumentalità di certe città. Sull'isola non c'erano palazzi, non c'erano superstrade ed era tutto a portata d'uomo.
Il suo sguardo verso i turisti era, in tutti i casi, chirurgico. C'era solo una vera categoria che l'interessava e che era abbastanza facile da scovare. Quando vedeva magliette di gruppi rock, capelli lunghi ed una serie di accessori che richiamavano il rock sapeva che doveva avvicinarsi a quelle persone. Aveva 25 anni e il suo fisico era abbastanza imponente. Era alto, aveva la pelle olivastra e dei lunghissimi capelli ricci di un nero prepotente che teneva quasi sempre legati. Era parte dell'esotismo che molti turisti cercavano ed usava quella qualità, ma il suo scopo era sempre uno: sapere le novità nel rock, sapere cosa stavano facendo i gruppi che conosceva e quali erano le nuove leve, i nuovi nomi che non poteva farsi sfuggire.



Dieci anni prima la sua vita era cambiata. Andava al liceo e quando al primo giorno di scuola fu introdotto alla sua classe un ragazzo che evidentemente veniva dal continente. Il suo nome era Martín e suoi capelli erano dorati come l'oro e sembravano sempre spettinati. 
Lui, come tanti dei suoi compagni, all'epoca assorbivano tutto il fervore del patriottismo dell'isola. Rapa Nui non era parte di alcuna nazione ma un territorio che si doveva autogestire. Per quello ogni volta che aveva a che fare con qualcuno del continente cercava di mettere quanta più distanza tra lui e "l'invasore".



Non avrebbe mai pensato che, invece, quella volta quel biondo le avrebbe cambiato la vita. 
Nelle settimane successive lo guardava con curiosità infinita per via di quel walkman dal quale uscivano poche note molto energiche che non avevano nulla a che fare con la musica folcloristica del posto. Erano ritmi travolgenti e suoni di chitarre elettriche che urlavano. 
Alle ricreazioni il nuovo arrivato si chiudeva su se stesso grazie alle sue cuffie e ai giornali pieni di fotografie di gruppi che facevano del nero e della pelle gli elementi predominanti. C'era una che richiamava sempre la sua attenzione già solo per via del titolo: Kerrang.
Il fascino fu così trascinante che senza rendersi conto si ritrovò a parlare con l'ultimo arrivato. Quando entrambi scoprirono di essere due persone in gamba s'instaurò una bellissima relazione d'amicizia. Fu grazie a Martín che portò a casa le sue prime cassette di rock per disperazione della madre, così devota da piangere ripetutamente affermando che il demone voleva prendersi il figlio amato. Per fortuna il padre era di vedute più ampie e capiva che a quindici anni la ribellione faceva parte dello sviluppo.
Un anno dopo l'amico che l'aveva introdotto al rock lasciò l'isola. Il suo passaggio così veloce  rispondeva al lavoro del padre, un capitano di Marina che dopo solo dodici mesi si vide assegnato ad un'altra località. Il giorno prima di partire Martín andò a casa del suo amico pasquense a lasciargli un dono. Era una cassetta originale che raffigurava sulla copertina una croce con sopra cinque teschi con capelli, occhiali, cappelli ed accessori vari. Guns'n Roses - Appetite for Destruction. Troppo preso da questo regalo da non capire che l'amico si stava congedando, forse per sempre, corse nella sua stanza a ascoltare la prima cassetta originale della sua vita. Il primo giorno la ascoltò sete volte. Il giorno dopo dieci. Per un mese di fila non riuscì ad ascoltare altro. Era una mescola di aggressività, divertimento e melodie che s'incastravano in testa. Non aveva mai ascoltato una voce come quella di Axl Roses e gli assoli di quel chitarrista che si chiamava semplicemente Slash gli sembravano una cosa superlativa. Non capiva l'inglese ma pensava di riuscir a cogliere il senso delle parole che facevano parte dell'immaginario rock fatto di eccessi e donne. Insomma, il famoso Drug, Sex and Rock'n Roll.
C'era un brano che l'aveva segnato particolarmente per via del riff di chitarra. Si chiamava Sweet Child O' Mine.
Proprio quell'anno insistendo ed insistendo riuscì a farsi comprare la prima chitarra elettrica e giorno dopo giorno si buttò su di essa fino a riuscir a suonare quel riff.



Pensava spesso a Martín. Non l'aveva più rivisto. Erano passati dieci anni. Nel suo presente c'era solo la musica. Col suo gruppo avevano registrato un disco che era stato celebrato da tutti i giovani dell'isola. Aveva deciso di suonare quel hard rock che tanto lo affascinava mescolandolo con elementi autoctoni. Infatti tutte le canzoni erano cantate in rapanuense ed esaltavano le bellezze dell'isola. 
Il loro successo locale si era confermato in due cose. La prima era il fatto che tra poco sarebbero entrati in studio a registrare il loro secondo disco. La seconda era che ogni volta che suonavano, una volta al mese circa, i loro concerti erano catartici e, come se fossero delle vere rock star, salivano sui tavoli mentre suonavano e facevano cantare i propri brani al pubblico locale che conosceva a memoria ogni singola parola.
C'era una cosa che facevano sempre nello stesso modo. Era chiudere i concerti con lo stesso brano: la loro cover di Sweet Child O' Mine. Musicalmente era praticamente simile all'originale. La differenza stava nelle parole. Era tanto il fascino verso il brano che dopo diversi tentativi falliti finalmente era riuscito a trovare qualcuno disposto a tradurre allo spagnolo le parole cantate da Rose. Fu una delusione. Quella ragazza descritta nel brano era banale ed irreale, non era una storia felice. Lui, invece, pensava che la canzone parlasse di una vera dea, di una donna unica ed inarrivabile. Per quello si era messo a riscrivere quel testo per avere la stessa dimensione nella musica e nelle parole. Era la sua versione e veniva dal profondo. Per quello era diventata la chiusura perfetta di tutte le loro serate. 

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