mercoledì 26 ottobre 2016

Raspail - Dirge: l'urlo inascoltato

(Recensione di Dirge dei Raspail)


In ogni percorso di vita c'è un decennio che ci segna particolarmente. Generalmente è quello che coincide con la nostra adolescenza, quello che marca il passaggio da bambino ad adulto. Le esperienze che viviamo in quel frangente ci segnano per il resto della vita. Anche per la musica è così. Si crea un legame particolare con quelle canzoni e quelle note che hanno marcato la nostra adolescenza.

Per i Raspail sono gli anni 90 ad aver avuto un'influenza innegabile. Il doom metal primordiale che ha dato nascita a tanti gruppi fondamentali come i Katatonia o i Paradise Lost, ma, com'è successo con queste band, anche nel caso del gruppo del quale ci occupiamo oggi quel genere è stato solo il punto di partenza. E' così perché Dirge, album di debutto di questo gruppo italiano, è un contenitore di diverse soggezioni sonore che, come detto prima, nascono nel doom ma vanno ad abbracciare tutta una serie di derivati come il post rock, il shoegaze, l'ambient ed il drone. C'è da ringraziare che sia così perché grazie a ciò questo lavoro passa da essere un esercizio di nostalgia ad una proposta fresca ed interessante che regala la personale interpretazione della band.



Forse a giustificare quest'insieme di elementi musicali c'è il fatto che i tre membri dei Raspail non solo non sono nuovi al circuito musicale underground ma lo sono avendo alle spalle dei progetti come i Klimt 1918 i Novembre, i Psychotic Despair ed i Room with a View. Tutti gruppi che spiccano grazie ad una loro interpretazione personale e molto ben riuscita di diversi generi metal e del rock di nicchia. 
Ma vado a parlare più accuratamente di questo Dirge. Come detto in precedenza è il doom a farla di base dotando le canzoni di quella ritmica che messa insieme al suono cupo delle chitarre ed alla voce scream fa l'effetto di un telo nero avvolgente. Gli stessi Raspail utilizzano un'immagine per definire questo disco. Dicono che assomiglia al paesaggio rurale dei dintorni di Roma guardato durante la note. Quello stesso paesaggio che è stato fonte d'influenza per tanti poeti ed artisti. L'immagine funziona abbastanza bene perché, effettivamente, la musica dei Raspail ha ben poco d'urbanità e si nutre di quella qualità che è quella di raccontare delle cose anacronistiche. La loro musica può perfettamente narrare quello che è successo ai tempi dei romani come qualcosa che è capitato in questi giorni. Infatti i sub-generi che arricchiscono la capacità compositiva della band hanno tutti in comune la capacità evocativa regalando continuamente un ambiente fatto di ombre, dello spostarsi delle foglie per via di qualche brezza, dei giochi dei riflessi nell'acqua e dei rumori della natura. Tutto questo in contrasto con il passaggio dell'uomo su quelle terre e su come la natura si "riappropria" dei propri spazi. 

Dirge ha la sua forza nella maestosità di quello che racconta e ricorda che dove mettiamo i piedi ci sono anni ed anni di processi, di tracce lasciate perché qualcuno riuscisse a scovarle. Per quello serve rispetto di fronte alla natura e al passato. Ma il discorso intrapreso dai Raspail non è legato all'esaltazione di tutto ciò, altrimenti sarebbe diventato un discorso hippie o new age. Il loro discorso è legato alla notte con tutto quello che presuppone. E' un rifugio nel quale si sono nascosti per anni ed anni i maggiori artisti che sapevano che quello era il loro posto dove sarebbero stati indisturbati. E' una passeggiata in solitudine dove la dimensione "umana" si spegne per far parlare la natura che ci ricorda che siamo minuscoli e che non possiamo pretendere di governarla. Per quello la tonalità è minore, le melodie sono cupe e la voce è un urlo.



L'opening track, The Wanderer, illustra perfettamente il resto del disco. Si apre con un intro che spazia tra il drone e l'ambient per poi lasciare spazio alla potenza del doom. E se si potesse pensare che questo insieme di generi era solo casuale l'ascolto di tutto il disco spazza via qualsiasi sospetto: la musica dei Raspail è costruita così.
Un altro brano che vi segnalo è Et in Arcadio Ego, frase latina che esalta il ruolo della morte. In questo brano, ma non è l'unico, si può apprezzare una serie di elementi che allontanano le fondamenta del doom dando spazio a piacevolissimi fraseggi del basso ed intermezzi ritmici che richiamano il black metal.




Dirge è un disco furbo. Lo è perché prende il doom anni 90 ed aggiunge una serie di elementi che lo arricchiscono senza stravolgerlo. Grazie a questo esercizio i Raspail troveranno indubbi consensi tra chi è cresciuto consumando i primi dischi dei Katatonia o dei Paradise Lost ma anche tra chi ha seguito l'evoluzione permanente nel mondo del metal con la costruzione di brani che dipingono dei scenari impressionanti. I Raspail hanno saputo cogliere il meglio del loro universo musicale e di quello che hanno voluto raccontarci, e ci sono riusciti.

Voto 7,5/10
Raspail - Dirge
Sick Man Getting Sick Records
Uscita 11.11.2016

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