lunedì 24 aprile 2017

Return to Void - Return to Void: sotto l'ombra del signor Dickinson

(Recensione di Return to Void dei Return to Void)


E' indubbio che ogni approccio alla musica è stato motivato dal sentimento di ammirazione verso qualche artista o verso una serie di musicisti. Voler essere come qualcun altro, aspirare a fare la vita di rock star, immaginare di girare il mondo con serate quasi tutti i giorni, riempirsi le tasche facendo quello che si ama fare.Un sogno bellissimo che nella pratica si traduce nel dare i primi passi subendo significativamente l'influenza di qualcun altro. In tanti dicono che i primi brani composti erano delle velate copie di qualche altro brano famoso. E' una palestra, fa bene ed è il modo giusto di addentrarsi in questo mondo. A patto, però, che subito dopo si riesca a trovare una propria strada.

Oggi vi parlo del disco di debutto di una band finlandese chiamata Return to Void. Il loro disco omonimo è contraddittorio. Lo è perché presenta delle ottime canzoni ed un genere rock progressive/hard rock molto ben suonato, ma, allo stesso tempo, ha un'ombra molto ingombrante che opacizza tutto il resto. Per capire qual è quest'ombra bisogna partire da un'informazione precisa. I Return to Void prima di dedicarsi alla composizione di brani propri con la band al completo, erano un trio acustico che faceva cover di Bruce Dickinson. Fino a qua tutto bene, in tanti musicisti hanno iniziato facendo cover per poi andare a parare in altre tipologie di lavori. Il problema in questo caso è che la figura del frontman degli Iron Maiden è eccessivamente presente in tanti momenti, tanto di far sembrare tanti elementi delle ricreazioni di quello che avrebbe fatto lui. Naturalmente questo problema si verifica soprattutto per quanto riguarda il riparto vocale, ma, ed ecco il peccato non è qualcosa sempre presente. Infatti se si prendono i brani dove il timbro non è così simile a quello del cantante inglese quello che viene fuori è un lavoro piacevole, abbastanza originale e ben fatto.

Inverse Records

Le acque navigate dalla band vanno dal rock progressive degli ultimi quarant'anni al hard rock/heavy metal molto in stile Bruce Dickinson, soprattutto col suo disco Balls to Picasso. Vale a dire qualcosa di molto immediato, che arriva senza problemi all'ascoltatore, dove i brani non si perdono in lunghe elucubrazioni ma riescono ad andare subito al sodo. C'è da dire in tutti i casi che il sound dei Return to Void non è sicuramente un sound dei nostri giorni e perfettamente questo disco potrebbe essere un disco registrato 20 anni fa. Per quello non mancano armonizzazioni di chitarre, assoli virtuosi e acuti vocali. Il punto pregevole sono le escursioni progressive che vedono delle piacevolissime linee di basso e certi break strumentali molto graditi. 

Naturalmente la musica è fatta di gusti. Non ci sono giudizi universali ed ognuno cerca qualcosa di predefinito in quello che ascolta, ma la mia impressione è che questo Return to Void presenti un potenziale non completamente espresso. Si sente una grande coesione di gruppo dove i musicisti sono validissimi. Peccato però per quella influenza così marcata e per quella voce così simile a quella di Dickinson, perché è lì che molto del lavoro ben fatto si disperde. Bisognerebbe trovare altri fari ad illuminare la strada, qualcosa di più impegnativo che esiga un bel sforzo da parte della band. Sono sicuro che il risultato sarebbe molto più originale.

Inverse Records

Voglio mettere in contrapposizione due brani molto diversi perché rappresentano quello ce potrebbe essere stato e quello che invece a tagliato i rami di questo disco.
Throughout the Ages apre il disco e presenta un giusto compendio tra tutti gli elementi di questo disco. C'è una grande impronta progressive messa in comunione con il mondo più hard rock. Non è sicuramente l brano più originale mai ascoltato ma funziona bene.
Consumer Heaven invece ci mostra l'altra faccia della medaglia. E' un brano che tranquillamente potrebbe sembrare del repertorio solista di Bruce Dickinson. Il tipo di lavoro vocale è eccessivamente identico, tanto da oscurare tutta la parte interessante.


Return to Void corre un grande rischio, quello di essere ricordato come quel disco che sembra Dickinson ma non lo è. Questo capita per via di certe canzoni dove il lavoro vocale richiama troppo quello del cantante inglese. Invece tutte le altre canzoni hanno degli elementi interessanti, suonati molto bene e questo fa capire che il potenziale per fare delle belle cose c'è tutto. Per quello do il beneficio del dubbio a questa band finlandese, sperando che il loro prossimo lavoro permetta di vedere molto più di proprio.

Voto 6,5/10
Return to Void - Return to Void
Inverse Records
Uscita 26.04.2017

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